Eroi ed altre favole digitali

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giovedì 24 novembre 2011

Petrovic’ , Rasuminich e Zossimov discutono di economia…

-  Non e’ vero ? continuo’ Piotr Petrovic’ , volgendo un amabile sguardo a  Zossimov. – Convenite anche Voi , - seguito’, rivolgendosi a Rasumichin, ma gia’ con una certa sfumatura di trionfo e di superiorita’, e per poco non aggiunse: “giovanotto”, - che c’e’ un avanzamento, o ,come si dice,un progresso,non fosse che in nome della scienza e della verita’ economica….
-         Un luogo comune !
-         No, non e’ un luogo comune ! Se  a  me, per esempio  , finora dicevano “ama” ed io “amavo”; che cosa ne conseguiva ? –   Continuo’Piotr Petrovic’, forse con eccessiva precipitazione, - ne veniva ch’io strappavo il caffettano* per meta’, lo dividevo col prossimo, e tutt’e due restavamo mezzi nudi, secondo il proverbio russo: “ Se andrai dietro a piu’ lepri in una volta, non ne raggiungerai neppur una”. La scienza invece dice: ama, prima di tutti te solo, giacche’ tutto nel mondo e’ fondato sull’interesse personale. Se amerai te solo, farai i tuoi affari come si deve, e il tuo caffettano rimarra’ integro. La verita’ economica poi aggiunge che, quanti piu’ affari privati bene assestati, e , per cosi dire, caffettani interi ci sono nella societa’, tanto piu’ numerosi sono i suoi solidi fondamenti e tanto meglio vi si assesta anche l’interesse comune. Pertanto, acquistando unicamente ed esclusivamente per me,con cio’ stesso appunto acquisto, in certo modo per tutti e ottengo che il prossimo riceva qualcosa piu’ d’un caffettano strappato e non gia’ dalle liberalita’ private, singole ma in conseguenza del progresso generale. Pensiero semplice, ma , disgraziatamente, per troppo tempo non venuto in capo, occultato dall’infatuazione e dalle fantasticherie, eppure parrebbe che non ci voglia molto acume per intuire……..
-         Scusate, anch’io non ho acume, - interruppe aspramente Rasumichin,- e percio’ smettiamo. Io , vedete, queste chiacchiere di auto consolazione, tutti questi incessanti,  ininterrotti luoghi comuni, e sempre la stessa cosa , sempre la stessa cosa , mi sono durante questi tre anni venuti a nausea che, in fede mia,  arrosisco anche quando non gia’ io, ma altri si mettono a parlare in mia presenza. Voi, s’intende, vi siete affrettato a esibirvi nelle vostre cognizioni, questo e’ scusabilissimo, e io non condanno. Ma io adesso volevo soltanto sapere che uomo foste voi; perche’, vedete, alla causa comune si sono agganciati negli ultimi tempi tanti trafficanti di ogni sorta, e a tal punto hanno deformato a loro vantaggio qualunque cosa  abbian toccato, che hanno proprio insudiciato tutto quanto. E ora basta !



*CAFFETTANO : s.m. abito maschile turco, di lana o di seta spesso a righe colorate,simile ad una veste da camera.




Tratto dal romanzo  del 1866  “Delitto e castigo” di  Fedor Dostoevskij