Eroi ed altre favole digitali

Eroi ed altre favole digitali

venerdì 22 aprile 2011

" rock n' roll / Download "

L’asfalto del cantiere,  bruciava del sole di giugno, e solo raramente dal cielo blu infinito, proveniva un leggero vento caldo. Fu proprio in quei giorni,  che acquistai uno dei pochi ciclomotori “Si” rimasti,ancora in circolazione. Era blu, dotato di marmitta abbastanza silenziosa, quest’ultima pendeva da un motore di 80 cc. Per guidarlo non era ancora obbligatorio indossare il casco ed il vento “artificiale” che si fruiva  seduti su di esso , era per me, motivo di vero gaudio. Nel lungo tragitto che mi separava da casa, al cantiere, per rendere i miei  viaggi un po’ meno noiosi portavo con me un lettore e decine di compact disk.  Ricordo fra gli altri “ Sailing  the seas of chees” dei Primus, “ Grace” di Jeff Buckley, “Time to extinction”  dei Megadeth, “Bloodsugarsexmagic” dei Red hot e “Face lift” degli Alice in Chains . Trattandosi di un ricordo appartenente ad almeno tredici o quattordici  anni fà, e’ facile per chi legge,  dedurne il periodo. Quello “preistorico”,quello precedente l’avvento di Napster. Tutto cio’ significava che il disco “preferito” , lo dovevi comprare o al limite dovevi fartelo registrare su nastro o altresi’ dovevi trovare qualcuno disposto a masterizzarlo; ma erano pochissimi quelli disposti a farlo e talvolta volevano essere anche pagati. La collezione di cui disponevo, non era costituita di soli compact disk originali, ma ritenevo di acquistare cd originali soltanto quando ne valesse davvero la pena e l’elenco dei lavori da me citati poco fa ,costituiva uno di quei casi. Rammento che quello era un periodo in cui leggevo molto. Alcuni libri li portavo con me al cantiere. Ne leggevo alcune pagine nella pausa pranzo. Un giorno, mi soffermai a guardare lo splendido panorama che avevo di fronte, costituito di montagne ed ampie zone di verde, una vista spettacolare. Ricordo che subito dopo, durante la lettura di un periodo, entrai in  una specie di crisi mistico - esistenziale : -
Secondo il tale Erich, collega di Freud, di cui non ricordo il cognome, l’esperienza dell’amare,della simpatia,del godimento senza desiderarne il possesso e’ totalmente impensabile nella societa’ moderna. L’esempio era concentrato, guarda caso, sulla bellezza della montagna..”Certo ,molti di noi, non vedrebbero la montagna se non come un cliche’. Anziche’ contemplarla, vorrebbero saperne il nome  e l’altezza, oppure provare il desiderio di scalarla, che costituisce un altro modo di prenderne possesso. Alcuni, tuttavia, sono davvero in grado di vedere la montagna e di goderne, e lo stesso puo’ dirsi per quanto riguarda l’apprezzamento della musica. In altre parole,acquistare un disco della musica preferita puo’ essere un’atto di presa di possesso della composizione,e non e’escluso che la maggior parte degli amatori d’arte in realta’ la “consumi” ma una minoranza probabilmente tutt’ora risponde alla musica e all’arte figurativa con sincera gioia e senza provare il minimo impulso all’avere”.  Da quel giorno, non seppi se lasciar stare quel modo di comportarmi simile all’atteggiamento di un esistenzialista oppure continuare a “scavare” in quella “miniera”da cui avrei attinto  informazioni di vitale importanza. (concetto che compresi soltanto un mese dopo ).. Sono stato, da sempre, fermamente convinto che gli artisti, persone estremamente sensibili, siano le sole in grado di analizzare la realta’ in maniera  pura ed essenziale e mascherando il terribile impatto con la stessa , attraverso metafore, segni,simboli che permettono a tutti noi di analizzarla dal punto di vista meno doloroso possibile. Tuttavia, non riuscivo ad escludere l’arte musicale ed il rock da qualsiasi forma di espressione “materiale”. Iniziai da allora ad intensificare la ricerca del minimo “particolare”.Ossia iniziai ad “intestardirmi” circa il significato del testo della canzoni e per un certo periodo cercai di riprodurre quei suoni tramite una chitarra acustica sgangherata ma,ahime,’ con scarsissimi risultati. Circa un mese dopo,  riuscii a capire il significato di alcuni testi e  riuscii a riprodurre si e no qualche accordo .Un giorno, il datore di lavoro mi chiese di andare in centro con il mio motorino. Disse che avrei dovuto raggiungere, velocemente, una tale banca  e riscuotere tramite una delega da lui firmata, alcuni soldi che avrebbe rischiato di riscuotere, per causa mia, soltanto il mese successivo. Quando mi avviai verso il  motorino,notai che  nella piazzetta del paese,alcune decine di persone si tappavano le orecchie, mentre sulla cassa armonica una ragazza accordava la propria chitarra ed altri “musicisti” eseguivano alcune prove tecniche. Pensai che il guasto all’impianto acustico,fosse pressoche’ irreparabile visto che  dalle casse proveniva uno stridio interminabile che a mio giudizio,sarebbe stato capace di far impallidire perfino i  Sonic Youth . Poco male. Indossai gli auricolari,  accesi il lettore, avviai il motorino e mi “buttai” giu’ per  la discesa ripidissima..La  banca stava per chiudere,non c’era molto tempo, accelerai al massimo toccando forse i cento chilometri orari. Nelle orecchie “We die young” degli Alice in chains. La  voce di Layne Staley, dal tono “emotivamente”vivo ma nello stesso tempo rabbioso e potente. Ad accompagnarlo la chitarra di Jerry Cantrell che indirizzava il pezzo verso un ritmo incalzante e pieno di adrenalina, il basso e la batteria facevano il resto in maniera  pressoche’ accademica. La musica “Scandiva” il tempo che mi separava dalla fine della discesa dove, minuscolo, faceva capolino il cartello stradale con sopra scritto Stop. Andavo fiero di conoscere il testo di quella canzone, forse perche’ era di facile comprensione,comunque  continuai a godermi il fresco per altri quattro o cinque secondi e cantando   a squarciagola  “We die young, faster we run, down,down,down,you rolling…………….” .”Aspetta un ‘attimo” dissi improvvisamente a me stesso.L' istante salvifico lo dedicai al senso del " Do not". Decelerai l’andatura. Una macchina attraverso’ l’incrocio.Subito dopo un’altra e poi un’altra ancora. Il motorino  scivolo’,scivolo’per diversi metri facendomi perdere il controllo dello stesso. Provai ad intensificare la presa sui freni ma quest’ultimi non riuscivano ad arrestare la corsa del motorino. Ormai ero sulla strada .“E’la fine pensai….”  Un’altra macchina mi passo’ davanti, a pochi metri. Un signore anziano, disperato, mise le mani fra i capelli, guardando me su quel pezzo di ferro che non voleva saperne di fermarsi. Superato lo stop nessuna macchina era in procinto di passare sulla strada. Fortunatamente,mi ritrovai in una siepe ma non mi successe nulla di grave. Quando arrivai nel centro cittadino, la banca era chiusa e quando tornai al cantiere, il rapporto fra me ed il mio datore di lavoro non fu piu’ lo stesso. Dopo quel giorno, passai la maggior parte del mio tempo libero su quel motorino e quando arrivo’ l’inverno lo vendetti. Con il ricavato comprai una chitarra elettrica che penso non vendero’ mai…

4 commenti:

  1. bella grafica, e mi piace questo disegno^^

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  2. E'un onore ricevere un commento da una ragazza talentuosa come te ,indi per cui aggiungero' il tuo blog fra i miei preferiti.ciao e grazie

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  3. Ringrazio te di avermi dato la possibilita' di visitare il vostro blog.Mi piace tantissimo!

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