Secondo alcune statistiche, alla fine degli ottanta, un’altissima percentuale di cittadini italiani non spegneva la tv, nemmeno quando usciva di casa . Posso testimoniare che tutto cio’era assolutamente vero, e a chi non crede alle leggi della statistica, bastera’ “farsi due conti”. Oltre al rapporto umano, al telefono fisso, al tubo catodico ed ai segnali di fumo, non vi erano altri modi per interagire o socializzare. Anche per strada, si correva ancora il rischio di potersi immedesimare in Rocky Balboa: i piu’ grandi davano o ricevevano un pugno in viso, senza che ognuno interpellasse per forza il proprio avatar o premesse il tasto “ mi piace ”. I discorsi politici erano accesissimi e “faccia a faccia”.La situazione politica in Italia si avviava verso la presa di coscienza della cittadinanza tutta, e di cosa volessero significare alcuni “epiteti” usati dai nostri nonni come : “ Piove ! Governo ladro ! ” . Viceversa, la situazione internazionale, proponeva scenari assai piu’ interessanti come: la fine della guerra fredda , la caduta del muro di Berlino, i pink floyd che reinterpretavano “the wall”, la caduta delle barriere culturali ancora esistenti fra Germania est e Germania Ovest ed immagini sequenziali ritraevano un ragazzo cinese con delle bandierine in mano che tentava di ostacolare la strada a quattro carrarmati . Forse e’ solo un mio parere, ma il nostro paese restava ( piu’ o meno.. ) uguale a come e’ ora… . L’agire “politico” veniva tradotto nel rinfacciarsi la colpa di scelte politiche sbagliate che era stata talvolta di “destra”, talvolta di “sinistra”. Faticosa era la vita per un ragazzino di quattordici anni che sognava di diventare grande , sempre al centro di opposte tifoserie, che origliava i discorsi di uomini politici ben vestiti piuttosto educati che usavano parole incomprensibili, e che tali sarebbero rimaste, se la scuola non fosse stata sostituita dall’insegnamento di certi “cattivi maestri”. Uno me ne e’ venuto in mente, non a caso. Un giorno di tanti anni fa, comparve vestito da pirata, nei tanti manifesti che tappezzavano i muri della mia citta’. Militava come front man in un gruppo musicale misconosciuto, dal nome davvero singolare . I Litfiba avevano gia’ cavalcato “l’onda nuova” del rock italiano, erano preparati e sapienti, la loro musica era accompagnata da testi “seri”, “poetici”, “politici”, “affascinanti”, di difficile comprensione, perche’ destinati ad un pubblico un po’ piu’ “adulto”. Non furono questi i motivi “sufficienti” a convincere i miei genitori a mandarmi al concerto,ma con ritardo accettarono. In cambio, mi riempirono la testa di miliaia di raccomandazioni. Andai solo. Tentai di comprare il biglietto, ma gli ultimi rimasti, furono assegnati a dei ragazzi molto piu’ grandi di me. La canzone “Gira nel mio cerchio”, si avviava verso le battute finali, allorche’seguii alcune persone intenzionate a scavalcare una recinzione abbastanza alta , sormontata da tre linee rette di filo spinato. Saltai per ultimo. Intimorito dalle voci degli addetti al servizio d’ordine , volli saltare in fretta, mi si strapparono i pantaloni e leggere escoriazioni coprirono parte delle mie gambe. Il dolore fu in parte, mitigato dalla musica e dalle parole della canzone successiva : ” L' orizzonte e' nello specchio, l'orizzonte e' dentro me, ho distrutto tutto il tempo perche' il tempo e' solo mio, cielo basso sui capelli l' orizzonte e' dentro me, ho scolpito sulla pelle che chi piange ridera'. Questo mostro ha cento occhi , cento occhi come spie ma quei bastardi ridono, mi hanno tolto mani , bocca e occhi. Con il cuore in quella piazza tiene a mente Tienammen,la morte, la porta, la liberta' e la violenza perdera' e ogni gabbia uccide un uomo ma la rabbia fa' resistere e ha scolpito sulla pelle che chi piange ridera'. Sono il vento, sono libero come il vento, senza fine sono il vento”…. Circondato da gente “osannata”, ma felice, impegnata e nello stesso tempo spensierata, fu quella, la prima volta nella vita in cui mi sentii davvero libero e adesso posso dirlo a me stesso, con certezza, fu quello il concerto piu’ bello a cui abbia mai assistito. Uscii soddisfatto, felice,trionfante,le piccole ferite in parte gia’ secche. Ero stato fortunato a poter partecipare all’evento, soprattutto dopo essermi accorto che in molti non riuscirono ad entrare . Ci furono momenti di tensione fra due gruppi rivali. La polizia al centro assisteva pronta ad intervenire. Un gruppo ascoltava quella canzone in cui si parlava di coca – cola. Ascoltavano musica per mezzo dell’autoradio di una macchina posizionata a nord . L’altro gruppo ascoltava, appunto, i Litfiba, dallo stereo di una macchina posizionata a sud . Da quest’ultima scese Tex . Tex era altissimo, magro ma muscoloso e vestito di pelle. (Era stato soprannominato in quel modo perche’ spesso canticchiava la canzone dei Litfiba chiamata appunto Tex, di cui conosceva tutte le parole a memoria.).. . Uno dei ragazzi appartenenti al gruppo opposto si avvicino’ pacificamente a Tex porgendogli una bottiglia di Coca cola . Disse: “ Hai sete ? Tieni, fatti un sorso! In fondo siamo amici…no ? ”. Quest’ultimo prese la bottiglia, guardo’ dentro, e successivamente gli verso’ il contenuto addosso bagnandolo dalla testa ai piedi , poi si fece passare una bottiglia di vino da alcuni amici , la diede al ragazzo e rispose : “ Tieni, questo e’ molto meglio!! !”, nel frattempo si guardo’ intorno dandosi un “tono” e gli altri del suo gruppo scoppiarono a ridere ridicolizzando il ragazzo ed i suoi amici…. Tex si congratulava con i suoi, per aver sbeffeggiato i propri rivali, ma dalla fine del gruppo, un piccoletto con la barba incolta cercava di sbracciarsi, cercando di attirare su di se l’attenzione di Tex . Dall’alto dei suoi pensieri Tex lo noto’. “ Cosa vuoi piccoletto qualcosa non va ? ” urlo’. ” Ma che cazzo hai fatto, lo sai di chi e’ il figlio quello li’?” rispose l’altro. ”Lasciatelo passare !” disse Tex. Il piccoletto si avvicino’ e bisbiglio’qualcosa nell’orecchio di Tex , il quale sbianco’. La situazione di sottoposizione a cui venne assoggettata il ragazzo venne ribaltata . Il ragazzo della “Coca cola solidale” divenne cosciente della propria “forza” , cosicche’ sollevo’ da terra la bottiglia di vino versandola sul capo di Tex . Lo bagno’ dalla testa ai piedi , poi piglio’ la bottiglia di Coca cola quasi vuota e glie la passo’. Gli disse : “ Scusa, non l’ho fatto a posta, ma in fondo siamo amici vero ? ” . Tex bevve l’ultimo sorso rimasto, e rispose : “ Sai che non l’avevo mai assaggiata ? Avevi ragione e’ davvero squisita!”
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