L’acrobata e musicista Roger ti aspetta con piacere sul web al “festival delle letterature dell’adriatico” (pag.7). Se ti va,va a trovarlo e se il racconto dovesse soddisfare le tue aspettative, clicca un laconico “mi piace.
L’acrobata e musicista Roger, essere supremo e polvere di roccia.
Quando fu invitato a salire sul palcoscenico, Roger corse verso il microfono con la grinta di un ventenne. Con voce energica e tonante gridò:“ Io sono l’essere supremo e questi sono i miei tre assistenti! Il debutto artistico di Roger e de “Gli altri Dei aggiunti” avvenne durante la trasmissione “rock a vanvera”, un concorso “musicale” divertente, snervante ed estremamente difficile. La competizione aveva lo scopo di misurare le abilità di improvvisazione, al limite del possibile dei gruppi musicali concorrenti. Il regolamento prevedeva che ogni band suonasse un pezzo originale del proprio repertorio, e, nel frattempo, gli utenti dei maggiori social network votavano in tempo reale, scegliendo uno tra alcuni dei classici del rock, un centinaio di canzoni circa e votavano la band che l’avrebbe eseguita subito dopo tutte le operazioni di voto. I temerari musicisti “in ballo” si affidavano alla sorte ed un ulteriore votazione consacrava la vittoria della migliore esecuzione. Il pubblico aveva buone ragioni per adorare Roger e la sua banda di capelloni. Erano“musicalmente”dotati ed era evidente che possedevano peculiarità artistiche migliori rispetto a quelle delle altre band in gara. Lo spettacolo visivo delle esibizioni di Roger e compagni, era eccezionale poiché l’aspetto scenografico e teatrale delle performance erano curati nei minimi dettagli. Oltretutto, Roger scelse uno pseudonimo adeguato alla sua figura. Frontman, assai carismatico, possedeva alcuni dei connotati “canonici” dell’essere supremo per eccellenza. Roger era un signore di settantadue anni, robusto e con una voce potentissima. Vestiva con un saio bianco, un paio di occhialetti tondi e dei sandali alati. Aveva il viso perennemente “aggrottato”, la barba bianca, lunga oltre cinquanta centimetri, i capelli bianchi e anch’essi molto lunghi, una chitarra Fender a tracolla su cui poggiava le dita soltanto durante i suoi magnifici ed insoliti assoli. A dimostrazione di un talento artistico congenito, Roger ripeteva puntualmente uno spettacolo specifico, una specie di rito, ogni volta sorprendente. Sullo sfondo scuro, una sfera che rappresentava l’emisfero terrestre ed una nuvola. Roger, da acrobata provetto eseguiva una ruota ginnica e saltava molto in alto, tirava uno schiaffo al mondo, la sfera iniziava a volteggiare soffice e leggera. Sospeso per aria e ritirando la sfera verso di sé, Roger chiudeva gli occhi e mordeva ripetutamente il mappamondo di spugna. Poi, prendeva quattro enormi dadi di cartone riprodotti molto fedelmente rispetto ai comuni dadi di legno e li buttava sulla nuvola, posizionata all’orizzonte del palcoscenico. Raccolti i dadi li mostrava al pubblico. Nonostante il regolamento non prevedesse qualsiasi altra esibizione oltre quella musicale, nessuno osava fermare Roger per una semplice ragione. Il pubblico in sala ne restava incantato. Era uno spettacolo di natura semplice che rasentava la “licenza poetica visiva” e anche i membri della giuria si erano abituati alla pantomima che loro stessi apprezzavano come assai gradevole. Il giorno della finale, Roger con i quattro dadi sotto il braccio destro ed un pezzo di mondo fra i denti scese dal palco, si avvicinò alla giuria e mormorò: “Il luogo che ho scelto e’ Londra, l’anno lo vedete e’: il 1962”. Detto ciò diede il La alla sua band e tutti insieme iniziarono ad intonare “Love me do” dei Beatles. Lo scopo di Roger era quello di rendere lo spettacolo il meno noioso possibile. Sapeva benissimo che su tutti e quattro i dadi erano impressi rispettivamente l’uno, il nove, il sei e il due cosicché le combinazioni possibili fossero limitate ad una sola. E sapeva altrettanto bene, come fare a centrare con la bocca l’Inghilterra e precisamente Londra in modo da lasciarsi l’esatto pezzo di spugna fra i denti e mostrarlo alle telecamere. Ebbene, il giorno della finale, come di consueto, uno dei giudici si avvicinò a Roger, dicendogli che la giuria, come al solito, aveva apprezzato lo spettacolo ma lo ammonì di ricomporsi e guardando l’enorme cartellone elettronico piazzato al centro del palcoscenico comunicò che il pezzo scelto dagli utenti delle rete era stato paranoid dei Sabbath. Eseguirono la canzone con tempismo ed enfasi impeccabili, un’esecuzione fantasiosa e quasi migliore del pezzo originale. A quel punto fu chiaro agli utenti della rete e agli altri giurati chi dovesse meritare il primo posto della classifica finale. Roger e i suoi meritarono di vincere. Anche nelle puntate precedenti, interpretarono in maniera efficace altrettante canzoni di varie icone del rock n’roll dai Led Zeppelin ai Ramones, dagli Stones agli Ac/dc. Da allora in poi i quattro riscossero un successo planetario. Ciò nonostante Roger si rendeva ritroso. In cinque anni non aveva mai concesso a nessuno di farsi intervistare. Finalmente un giorno si decise. Roger sedeva accanto a due giovani ed avvenenti donne che baciava con insistenza. Un giornalista chiese a Roger a cosa dovesse il suo successo. Dopo aver sorseggiato del whisky Roger rispose che, il segreto del suo successo era nascosto nella polvere di roccia: “ C’e una roccia dietro casa mia. Ogni giorno la gratto e la polvere che ne fuoriesce la mangio accompagnandola ad un buon bicchiere di Chianti Rosso”. Subito dopo, il silenzio venne rotto da una lunga e corale risata. Il volto del giornalista si dipinse di rosso vergogna, si guardò intorno temendo di fare la figura dell’idiota e controbatté: “Come nella polvere di roccia, si spieghi meglio Mister Roger”. “Giovanotto! Nessuno ha mai chiesto a John Lennon a cosa dovesse il suo successo” rispose Roger e guardando una delle ragazze negli occhi imbracciò la chitarra. Intonò la sua canzone preferita e ad “Amami, dai, amami” seguì un bacio appassionato molto lungo tra Roger ed una delle due donne, allorché il giovane giornalista stizzito se ne andò via.
L’acrobata e musicista Roger, essere supremo e polvere di roccia.
Quando fu invitato a salire sul palcoscenico, Roger corse verso il microfono con la grinta di un ventenne. Con voce energica e tonante gridò:“ Io sono l’essere supremo e questi sono i miei tre assistenti! Il debutto artistico di Roger e de “Gli altri Dei aggiunti” avvenne durante la trasmissione “rock a vanvera”, un concorso “musicale” divertente, snervante ed estremamente difficile. La competizione aveva lo scopo di misurare le abilità di improvvisazione, al limite del possibile dei gruppi musicali concorrenti. Il regolamento prevedeva che ogni band suonasse un pezzo originale del proprio repertorio, e, nel frattempo, gli utenti dei maggiori social network votavano in tempo reale, scegliendo uno tra alcuni dei classici del rock, un centinaio di canzoni circa e votavano la band che l’avrebbe eseguita subito dopo tutte le operazioni di voto. I temerari musicisti “in ballo” si affidavano alla sorte ed un ulteriore votazione consacrava la vittoria della migliore esecuzione. Il pubblico aveva buone ragioni per adorare Roger e la sua banda di capelloni. Erano“musicalmente”dotati ed era evidente che possedevano peculiarità artistiche migliori rispetto a quelle delle altre band in gara. Lo spettacolo visivo delle esibizioni di Roger e compagni, era eccezionale poiché l’aspetto scenografico e teatrale delle performance erano curati nei minimi dettagli. Oltretutto, Roger scelse uno pseudonimo adeguato alla sua figura. Frontman, assai carismatico, possedeva alcuni dei connotati “canonici” dell’essere supremo per eccellenza. Roger era un signore di settantadue anni, robusto e con una voce potentissima. Vestiva con un saio bianco, un paio di occhialetti tondi e dei sandali alati. Aveva il viso perennemente “aggrottato”, la barba bianca, lunga oltre cinquanta centimetri, i capelli bianchi e anch’essi molto lunghi, una chitarra Fender a tracolla su cui poggiava le dita soltanto durante i suoi magnifici ed insoliti assoli. A dimostrazione di un talento artistico congenito, Roger ripeteva puntualmente uno spettacolo specifico, una specie di rito, ogni volta sorprendente. Sullo sfondo scuro, una sfera che rappresentava l’emisfero terrestre ed una nuvola. Roger, da acrobata provetto eseguiva una ruota ginnica e saltava molto in alto, tirava uno schiaffo al mondo, la sfera iniziava a volteggiare soffice e leggera. Sospeso per aria e ritirando la sfera verso di sé, Roger chiudeva gli occhi e mordeva ripetutamente il mappamondo di spugna. Poi, prendeva quattro enormi dadi di cartone riprodotti molto fedelmente rispetto ai comuni dadi di legno e li buttava sulla nuvola, posizionata all’orizzonte del palcoscenico. Raccolti i dadi li mostrava al pubblico. Nonostante il regolamento non prevedesse qualsiasi altra esibizione oltre quella musicale, nessuno osava fermare Roger per una semplice ragione. Il pubblico in sala ne restava incantato. Era uno spettacolo di natura semplice che rasentava la “licenza poetica visiva” e anche i membri della giuria si erano abituati alla pantomima che loro stessi apprezzavano come assai gradevole. Il giorno della finale, Roger con i quattro dadi sotto il braccio destro ed un pezzo di mondo fra i denti scese dal palco, si avvicinò alla giuria e mormorò: “Il luogo che ho scelto e’ Londra, l’anno lo vedete e’: il 1962”. Detto ciò diede il La alla sua band e tutti insieme iniziarono ad intonare “Love me do” dei Beatles. Lo scopo di Roger era quello di rendere lo spettacolo il meno noioso possibile. Sapeva benissimo che su tutti e quattro i dadi erano impressi rispettivamente l’uno, il nove, il sei e il due cosicché le combinazioni possibili fossero limitate ad una sola. E sapeva altrettanto bene, come fare a centrare con la bocca l’Inghilterra e precisamente Londra in modo da lasciarsi l’esatto pezzo di spugna fra i denti e mostrarlo alle telecamere. Ebbene, il giorno della finale, come di consueto, uno dei giudici si avvicinò a Roger, dicendogli che la giuria, come al solito, aveva apprezzato lo spettacolo ma lo ammonì di ricomporsi e guardando l’enorme cartellone elettronico piazzato al centro del palcoscenico comunicò che il pezzo scelto dagli utenti delle rete era stato paranoid dei Sabbath. Eseguirono la canzone con tempismo ed enfasi impeccabili, un’esecuzione fantasiosa e quasi migliore del pezzo originale. A quel punto fu chiaro agli utenti della rete e agli altri giurati chi dovesse meritare il primo posto della classifica finale. Roger e i suoi meritarono di vincere. Anche nelle puntate precedenti, interpretarono in maniera efficace altrettante canzoni di varie icone del rock n’roll dai Led Zeppelin ai Ramones, dagli Stones agli Ac/dc. Da allora in poi i quattro riscossero un successo planetario. Ciò nonostante Roger si rendeva ritroso. In cinque anni non aveva mai concesso a nessuno di farsi intervistare. Finalmente un giorno si decise. Roger sedeva accanto a due giovani ed avvenenti donne che baciava con insistenza. Un giornalista chiese a Roger a cosa dovesse il suo successo. Dopo aver sorseggiato del whisky Roger rispose che, il segreto del suo successo era nascosto nella polvere di roccia: “ C’e una roccia dietro casa mia. Ogni giorno la gratto e la polvere che ne fuoriesce la mangio accompagnandola ad un buon bicchiere di Chianti Rosso”. Subito dopo, il silenzio venne rotto da una lunga e corale risata. Il volto del giornalista si dipinse di rosso vergogna, si guardò intorno temendo di fare la figura dell’idiota e controbatté: “Come nella polvere di roccia, si spieghi meglio Mister Roger”. “Giovanotto! Nessuno ha mai chiesto a John Lennon a cosa dovesse il suo successo” rispose Roger e guardando una delle ragazze negli occhi imbracciò la chitarra. Intonò la sua canzone preferita e ad “Amami, dai, amami” seguì un bacio appassionato molto lungo tra Roger ed una delle due donne, allorché il giovane giornalista stizzito se ne andò via.