Eroi ed altre favole digitali

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lunedì 15 ottobre 2012

Poeti in cortocircùito

                                                                

Sono Dante,un ricercatore “precario”.Ho conseguito la laurea in ingegneria con centodieci e lode nel 1992  e prima di lavorare come ricercatore,facevo il barista.Il lavoro di barista,mi ha permesso di sopravvivere e di far fronte alle spese che ho dovuto sostenere per ben quattro master di specializzazione in ingegneria  robotica.Sono stati anni difficili,specialmente gli ultimi.Sarei tornato a vivere con i miei genitori se l’orgoglio non me lo avesse impedito…ahimè…ho scelto di assumere l’identita’di fallito e non quella di “bamboccione”.Rimpiango di non essere sposato,di non avere una famiglia e di non essere riuscito ad accumulare le risorse necessarie ad acquistare una casa.Alla frustrazione,poco tempo fa,si sono aggiunti anche la rabbia e l’invidia.Il motivo e’ il seguente: al centro ricerche,e’stato assunto un nuovo dipendente.Si chiama Remo,ed e’stato assunto immediatamente con  contratto a tempo pieno ed indeterminato.Remo e’ una vecchia conoscenza.E’ il nipote della “prepotente”.Questo l’appellativo che usavamo nel lontano 1983 noi studenti del liceo Classico Antonini,per descrivere la nostra  professoressa di lettere.La “prepotente”,e’ stata  mia vicina di casa per tanti anni.Litigava spesso con mio padre per una questione relativa a dei passaggi di proprieta’.Non ho mai odiato nessuno in vita mia,comunque,Remo e sua zia non mi sono“troppo simpatici”.La “prepotente”,lei sì che era capace di odiare,non gli mettemmo quel nomignolo a caso.Ma  non odiava tutti, solo alcuni. A me non voleva troppo bene.Conosceva i miei difetti,sapeva che  le materie letterarie le studiavo senza entusiasmo.La mia passione era rivolta alla matematica, alle materie scientifiche e a distanza di anni ho capito di aver frequentato il Liceo Classico,soltanto per rendere felice mia madre anche lei insegnante di Italiano.Ancora oggi,il ricordo di quel che accadde  in classe durante una delle lezioni dedicate alla Divina commedia, suscita in me un senso di sdegno.Un giorno,Alberto,figlio di un noto imprenditore della zona,si mise un cappello di cartapesta con le orecchie da asino.Ridevamo tutti,ma la punizione piu’ severa capito’ a me.La “prepotente” mi intimo’di scrivere sulla lavagna i versi del primo canto dell’inferno.All’apice della collera disse che non ero degno di portare il nome del sommo poeta. Sono sicuro,che sarei stato capace di scriverli quei versi ma non riuscivo a concentrarmi,urlava come una pazza e con soddisfazione mi inflisse una pena severissima.Il capello da asino,fini’ sulla mia testa,scrisse una nota di demerito sul diario con un enorme spazio dedicato alla firma dei miei genitori e  pretese  che  riempissi un  quaderno intero dei primi versi del primo canto dell’inferno,da presentarle ad ogni ora della lezione di Italiano.“Buon sangue non mente”,dice un vecchio proverbio.Mai proverbio piu’azzeccato.La tracotanza del mio collega Remo come quello di sua zia non aveva limite.Era stato inserito nel mio stesso gruppo di lavoro! Non sapevo come avesse fatto! Io e gli altri ricercatori abbiamo seguito un tirocinio di due anni,prima di  entrare nel gruppo di sperimentazione.Insieme collaboravamo alla messa a punto di un prototipo robot che recitava poesie ed uno dei dirigenti,aveva ritenuto opportuno sostituire le elaborazioni di Remo con le mie; ma Remo,che non sapeva cosa fosse “la lotta ad armi pari”,era arrivato al laboratorio accompagnato da sua zia ed il giorno della presentazione al pubblico era sul palco assieme al poeta robot!!Evidentemente,qualcosa non aveva funzionato.L’aggeggio,appena acceso,emetteva scintille,era fuori controllo e privo di vitalita’,quindi Remo gli dava una forte pacca sulle spalle come se al robot fosse andato di traverso qualcosa.A quel punto,una voce recito’solo pochi versi ossia: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la dritta via era smarrita”.Poche parole bastarono ad animare la folla. La “prepotente”,fu la prima ad alzarsi per battere le mani.Gli altri spettatori la seguirono e il fragore degli applausi riempi’ la sala.Purtroppo,dopo quell’episodio io e Remo siamo venuti alle mani e sono stato licenziato in tronco…Ho scritto questo racconto circa quattro anni fa..Avevo l’abitudine di scrivere le mie memorie su un quaderno,una sorta di diario.Mi e’stato di grande aiuto!Ora vivo e lavoro in Svezia.Sono stato assunto come ricercatore presso l’universita’di Stoccolma,sono sposato ed ho due splendidi bimbi.Ho saputo che il vostro “blog” dedicato alla ricerca  di  persone scomparse riceve ogni giorno migliaia di visite,quindi,mi sono iscritto e ho aperto questo “post”.Vorrei attirare l’attenzione di mia madre,mio padre,mio fratello,mia sorella e tutti i miei amici comunicando loro che sto bene e vorrei chiedere scusa: sono andato via senza dirvi niente e per delle ragioni specifiche che un giorno vorrei spiegarvi, ma, la pubblicazione di questo racconto,e’ la prova che sono ancora vivo…..”Vi voglio bene”.(Dante ’69)



Questo racconto partecipa al concorso letterario Montesilvano scrive “Match d’autore 2012”. Se vuoi, puoi votarlo entro il 21 Ottobre 2012, cliccando sul tasto di condivisione del social network  facebook che trovi in fondo alla pagina di questo link http://blog.gelocal.it/ilcentro-montesilvano-scrive2012/2012/10/02/poeti-in-cortocircuito/

P.S.: Se il link non dovesse funzionare, vai sul sito de “Il centro” quotidiano d’abruzzo alla pagina del blog dedicata a Montesilvano scrive “Match d’autore 2012”. Lì troverai tutti i racconti pubblicati.Clicca in fondo alla pagina del racconto “ Poeti in corto circuito”, porta la data del  2 Ottobre. Grazie dell’attenzione !



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